Ragionando su Scienza&Religione
Costruire un dialogo tra scienza e religione è oggi possibile ed è necessario per una ragione che voglia cercare la verità
sabato 9 aprile 2016
ROMA, 19 aprile 2016: Presentazione del libro "Interdisciplinarità e Unità del sapere nel XX secolo: Maritain, Polanyi e Ladrière"
Ingresso libero. Particolarmente rivolto a studenti, docenti e ricercatori.
Info sul libro dalla casa editrice:
http://www.if-press.com/it/product/interdisciplinarita-e-unita-del-sapere-nel-xx-secolo-maritain-polanyi-ladriere/
Recensione al libro di Maria Angeles Vitoria
Acta Philosophica - fascicolo II, volume 24 (2015), pp. 435-436
http://www.actaphilosophica.it/it/bibliographical-resources-interdisciplinarita-e-unita-del-sapere-nel-xx-secolo-maritain-polanyi
mercoledì 15 luglio 2015
Cronaca della Giornata di Studi “Dimensione scientifica e orizzonte spirituale dell’umano”
Il 25 ottobre 2014 si è svolto il consueto
incontro di approfondimento annuale promosso dall’ISSR
all’Apollinare (ISSRA) per studenti, ex-studenti, insegnanti di
religione, filosofia, ecc., catechisti, e aperto al pubblico.
Quest’anno la giornata di studi, dal titolo “Dimensione
scientifica e orizzonte spirituale dell’umano”,
è stata realizzata in collaborazione con il ProgettoSTOQ (Science,Theology and the Ontological Quest)
attivato presso la Facoltà
di Filosofia da diversi anni.
L’evento - svoltosi
con il patrocinio
dell’Associazione
Docenti Italiani di Filosofia
(ADIF)
e riconosciuto
dal MIUR
come corso di formazione/aggiornamento per il personale docente -
aveva l’obiettivo, raggiunto, di approfondire le due dimensioni
dell’essere umano, quella corporea e razionale e quella spirituale
e religiosa, con particolare attenzione ai problemi che i progressi
delle scienze e della tecnica suscitano nel dibattito
contemporaneo.
Nell’Aula
Magna Giovanni Paolo II, dopo il saluto di benvenuto del prof. Davide
Cito,
Direttore dell’ISSRA, la prof.ssa Valeria
Ascheri,
docente di filosofia della conoscenza e di scienza e religione presso
l’ISSRA, ha presentato la Giornata e ha svolto la relazione
introduttiva dal titolo
La creatura umana nel dibattito tra scienza e fede,
in cui ha sottolineato come l’uomo contiene e sviluppa in se stesso
le due dimensioni, spirituale e corporale/materiale, garantendo
dunque la complementarietà tra scienza e religione e manifestando la
fecondità del Logos
creatore, rintracciabile nella natura e nell’indagine che porta
avanti lo scienziato.
Il
tema è stato approfondito da un punto di vista epistemologico nella
seconda relazione
L’apertura
della scienza alla dimensione spirituale della realtà
presentata dal prof.
Rafael
A. Martínez,
Decano della Facoltà di Filosofia e Ordinario di filosofia della
scienza. La questione centrale è stata se la conoscenza scientifica
escluda necessariamente la dimensione spirituale, e quindi qualsiasi
elemento non empirico o non materiale, riducendola pertanto a mera
credenza. Esaminando attentamente la natura, la dimensione spirituale
appare però trascendere quella materiale ed essere intrinseca alla
realtà, e rimane dunque aperta la domanda se la scienza possa e sia
chiamata in qualche modo a comprenderla, senza rinunciare ai principi
e al metodo che caratterizzano l’approccio scientifico.
Il
prof.
Juan José Sanguineti,
docente di antropologia e neuroscienze all’ISSRA e Ordinario di
filosofia della conoscenza nella Facoltà di Filosofia, ha concluso i
lavori del mattino aprendo la sezione più specialistica della
giornata con la relazione L’uomo:
anima e corpo. Dalla filosofia della mente alla rivoluzione delle
neuroscienze. Queste
ultime, secondo il Professore, “non
rappresentano una sfida
alla visione cristiana, come se fossero una novità assoluta o
possano essere in qualche modo una minaccia; al contrario, è
un’ottima opportunità per capire come funziona l’attività
cerebrale e intellettiva e offre un contributo importante per
definire una concezione dell’uomo meno spiritualistica, dove si
vede l’importanza del corpo umano e del sistema nervoso anche per
capire comportamenti religiosi e morali. Questa prospettiva non
necessariamente ha una derivazione o una ricaduta materialistica,
semplicemente ci aiuta a comprendere meglio la natura umana nella sua
integralità”.
Nel
pomeriggio, due relazioni hanno approfondito tematiche specifiche: il
prof. José
Maria
Galván,
Vice Direttore dell’ISSRA e docente di teologia morale teologale
nellI’ISSRA e nella facoltà di Teologia, si è soffermato sulla
tematica La
dimensione etica della tecnologia e la nuova prospettiva
antropologica
spiegando come l’uomo sia chiamato a dare alla tecnica
una
dimensione etica e teleologica, in modo che contribuisca in modo
fondamentale al perfezionamento della persona e non accada invece il
contrario, ossia il dominio della tecnica sull’uomo e sulla sua
condotta etica.
Infine,
il prof.
Flavio Keller (Ordinario
di fisiologia umana presso l’Università Campus Biomedico) ha
concluso la giornata con la relazione dal titolo La
percezione del vivente come unico fenomeno biologico. La visione
‘emergente’ all’inizio del XXI secolo.
Una caratteristica
fondamentale dell’essere vivente è data dal fatto che si muove in
modo autonomo e si auto-regola per essere in grado di percepire
l’ambiente esterno e recepirne gli stimoli e i segnali. Tale
relazione tra movimento e percezione è riconosciuta come parte
importante per fondare l’autocoscienza e quindi unisce, a partire
da un punto di vista biologico, la dimensione corporea a quella
spirituale, che fonda il vivente come “esseri animato”.
La
Giornata ha visto inoltre alcuni momenti di vivace dibattito tra
relatori e pubblico - un
centinaio di partecipanti,
sia studenti in corso, sia molti “ex” provenienti da tutta Italia
- che
hanno contribuito ad arricchire ulteriormente la riflessione.
Nella pagina web dell’evento
(http://www.pusc.it/issra/giornata-studio-2014)
è disponibile il materiale relativo alla Giornata - gli
abstract di
ogni contributo e la
galleria fotografica - ed è possibile accedere all’intervista
al prof. J.J. Sanguineti “Attenti
a chi vuole sostituire l’io col cervello”,
a cura di V. Ascheri, pubblicata
sul quotidiano on
line Ilsussidiario.net
il 7 novembre scorso. Sulla
pagina Facebook dell’ISSRA
(https://www.facebook.com/pages/ISSRA-allApollinare/308230909331699)
è inoltre presente la video-intervista al prof. Sanguineti
realizzata in questa occasione dalla giornalista Barbara Carfagna e
andata in onda su Rai1 all’interno dello Speciale TG1 “Super
Cervello. Neuroscienze e precetti religiosi”
il 7 dicembre scorso.
Per ulteriori informazioni sull'evento:14gdsissra@pusc.it
Per ulteriori informazioni sull'evento:14gdsissra@pusc.it
martedì 2 settembre 2014
Interdisciplinarità e unità del sapere nel XX secolo. Maritain, Polanyi, Ladrière
“Il problema dell’unità del sapere è stato sempre fortemente sentito nella nostra cultura scientifica che risale al progetto greco di sviluppo sistematico della razionalità. La scienza di per sé tende a ciò che è specifico, ma anche all’unità. Nonostante la crescente specializzazione e il pluralismo degli approcci epistemologici tipici dell’epoca contemporanea, il problema menzionato continua ad essere fondamentale, anzi è più che mai urgente e importante.
Il lavoro di Valeria Ascheri entra perfettamente in questo quadro epistemologico.
La parte introduttiva propone una serie di distinzioni importanti tra multidisciplinarità, interdisciplinarità e transdisciplinarità. Vengono discussi alcuni tentativi di unificazione del sapere insoddisfacenti per diversi motivi, come la ricerca di una grande teoria unificata nella fisica che appare problematica e che comunque non significherebbe un’autentica unificazione di tutto il sapere.
Esso costituisce un’ottima introduzione al problema in quanto sceglie tre filosofi (Maritain, Polanyi, Ladriére) che hanno riflettuto sul tema da diversi punti di vista, con una loro proposta specifica. Il volume che il lettore ha in mano apre molti spazi di riflessione per avvicinarsi a questo ideale il che significa in definitiva la migliore comprensione di ciò che è la scienza in se stessa.
L’unità del sapere è un progetto da perseguire, scrive l’autrice alla fine del libro. I lettori troveranno in queste pagine un contributo rilevante e uno stimolo efficace per perseguire questo compito”
(dalla prefazione di Juan José Sanguineti).
Collana Philosophica 18 - IF PRESS, Morolo (FR) 2014, pp. 304
ISBN: 978-88-6788-024-9
INDICE
Prefazione di Juan José Sanguineti
Introduzione
Capitolo I
L’unità del sapere nel pensiero filosofico-scientifico
1.1 La phýsis, il kósmos e l’uomo..........................................................
1.2 L’unità del sapere in Aristotele.......................................................
1.3 L’unificazione teologica..................................................................
1.4 L’unificazione filosofica...................................................................
1.4.1 Tentativi moderni di unificazione del sapere.................................
1.5 La ‘fine della filosofia’ e l’unificazione scientifica..........................
1.6 Principali tentativi di unità del sapere nel XX secolo...................
1.7 L’unificazione della Big Science.......................................................
1.8 I tipi di unificazione: differenze e problemi...................................
Capitolo II
Esigenze contemporanee d’interdisciplinarità e unità del sapere
2.1 Spinte verso l’interdisciplinarità.....................................................
2.2 Il crollo della concezione classica della scienza ............................
2.3 La specializzazione e la frammentazione del sapere nel XX secolo
2.4 L’inizio di una riflessione interdisciplinare e di un nuovo dialogo..
2.5 Esempi d’interdisciplinarità nel panorama del sapere attuale......
2.6 Multidisciplinarità, Interdisciplinarità e Transdisciplinarità.........
2.6.1 Forme d’interdisciplinarità ‘pratica’: enciclopedismo e lavoro
d’équipe...........................................................................................
2.6.2 Basarab Nicolescu: la transdisciplinarità.......................................
2.7 Il dibattito sull’interdisciplinarità e l’unità del sapere: problemi
e proposte .......................................................................................
2.8 Verso l’integrazione dei saperi: alcune linee propositive...............
2.9 Il ruolo della filosofia e della teologia nell’unità del sapere...........
Capitolo III
Jacques Maritain. Distinguere per unire. I gradi del sapere
3.1 Jacques Maritain: breve biografia e opere......................................
3.2 La formazione e il percorso intellettuale critico............................
3.3 La pars construens: la riscoperta della via tomista.........................
3.4 Il realismo critico di Maritain.........................................................
3.5 Il programma di Maritain: Distinguere per unire. I gradi del sapere ..
3.6 Lo strumento concettuale: l’analogia entis e la subalternazione
dei gradi del sapere.........................................................................
3.7 Filosofia della natura ......................................................................
3.8 Autonomia della scienza in un orizzonte filosofico-epistemologico
3.9 L’antropologia e l’educazione dell’uomo.......................................
3.10 Il contributo di Maritain nel dibattito odierno
sull’interdisciplinarità e l’unità del sapere ....................................
Capitolo IV
Michael Polanyi. La conoscenza personale
4.1 Michael Polanyi: breve biografia e opere.......................................
4.2 Il percorso formativo e la svolta filosofica .....................................
4.3 Verso una filosofia post-critica: la critica all’oggettivismo.............
4.4 Il concetto di persona ....................................................................
4.5 La conoscenza tacita ......................................................................
4.6 La filosofia della Gestalt..................................................................
4.7 La conoscenza personale................................................................
4.8 La struttura ontologica della realtà................................................
4.9 L’uomo ‘esploratore’ ......................................................................
4.10 La conoscenza personale come punto chiave
dell’interdisciplinarità e ldell’unità del sapere...............................
Capitolo V
Jean Ladrière. Scienza ed etica come dimensioni dell’esistenza
5.1 Jean Ladrière: breve biografia e opere...........................................
5.2 Il cammino formativo: dalla matematica alla filosofia, dall’etica
alla bioetica fino alla metafisica ed alla teologia.............................
5.3 L’articolation du sens ......................................................................
5.4 I tre domini delle scienze e l’idea di verità.....................................
5.5 La razionalità e il nuovo ‘mondo degli artefatti’............................
5.6 La destrutturazione della cultura e lo sradicamento dell’uomo....
5.7 La sfida della razionalità alle culture: una nuova cultura?............
5.8 L’impatto della nuova scienza sull’etica.........................................
5.9 La dimensione etica dell’esistenza..................................................
5.10 L’habitat e l’armonia nella concezione relazionale dell’esistenza .
5.11 Politica, diritto, economia e bioetica .............................................
5.12 Il contributo del pensiero di Ladrière all’interdisciplinarità e
all’unità del sapere .........................................................................
Conclusioni
L’uomo come centro dell’unità del sapere..............................................
I. La crisi di senso nel panorama culturale attuale............................
II. La vana ricerca di una nuova ‘teoria del tutto’..............................
III. La proposta unitaria di Maritain, Polanyi e Ladrière....................
IV. La necessità di una ‘nuova alleanza’ su rinnovati fondamenti .....
V. L’unità della persona come presupposto essenziale dell’unità
del sapere .......................................................................................
VI. L’unità del sapere come habitus della persona ..............................
VII. Il ruolo dell’università nel formare l’habitus della persona ..........
Antologia
Bibliografia
Bibliografia primaria
Bibliografia secondaria
venerdì 20 giugno 2014
25 ottobre 2014 - Giornata di studi: "Dimensione scientifica e orizzonte spirituale dell'umano"
L’ISSR all’Apollinare (Pontificia Università della Santa Croce) – in collaborazione con il Progetto STOQ (Facoltàdi Filosofia) – promuove una giornata di studi aperta al pubblico e
rivolta in particolare a studenti, dottorandi ed ex-studenti degli
ISSR e delle università, docenti di religione e di scienze delle
scuole, catechisti, educatori, ecc.
Obiettivo della
giornata di studi è approfondire le due dimensioni dell'essere
umano, quella corporea e razionale e quella spirituale e religiosa,
con particolare attenzione a temi e ai problemi che i progressi delle
scienze e della tecnica suscitano.
Sede: Aula Álvaro
del Portillo – Pontificia Università della Santa Croce
Piazza di
Sant'Apollinare 49 - 00186 Roma
APERTE le iscrizioni
on line: http://eventi.pusc.it/iscrizione (dead-line: 20 ottobre
2014).
- Website: http://www.pusc.it/issra/giornata-studio-2014
- Email: 14gdsissra@pusc.it - Tel. +39.06.68164330
9.30
Saluto del Direttore dell'ISSR all'Apollinare
(Prof. Davide Cito)
Saluto del Direttore dell'ISSR all'Apollinare
(Prof. Davide Cito)
9.45
La creatura umana nel dibattito tra scienza e fede
(Prof.ssa Valeria
Ascheri - ISSR all'Apollinare – PUSC)
10.30
L'apertura della scienza alla dimensione spirituale della realtà
L'apertura della scienza alla dimensione spirituale della realtà
(Prof. Rafael A.
Martínez - Facoltà di Filosofia – PUSC)
11.15
Coffee Break
Coffee Break
11.45
L'uomo: anima e corpo. Dalla filosofia della mente alla rivoluzione delle neuroscienze
L'uomo: anima e corpo. Dalla filosofia della mente alla rivoluzione delle neuroscienze
(Prof. Juan José
Sanguineti - Facoltà di Filosofia e ISSR all'Apollinare – PUSC)
12.30
Dibattito
Dibattito
13.00
Intervallo
Intervallo
15.00
La dimensione etica della tecnologia e la nuova prospettiva antropologica
La dimensione etica della tecnologia e la nuova prospettiva antropologica
(Prof. José María
Galván - ISSR all'Apollinare e Facoltà di Teologia – PUSC)
15.45
La percezione del vivente come unico fenomeno biologico.
La visione 'emergente' all'inizio del XXI secolo
La visione 'emergente' all'inizio del XXI secolo
(Prof. Flavio Keller
- Università Campus Biomedico – Roma)
16.30
Dibattito
Dibattito
17.15
Conclusioni
Conclusioni
-----------------------------------------------------------------------
Quote d'iscrizione:
- 40,00 Euro (quota ordinaria);
- 30,00 Euro (ex-studenti ISSRA-PUSC);
- gratuita obbligatoria (solo per studenti ISSRA e PUSC, compresi dottorandi delle facoltà).
- L'ISSR all'Apollinare concederà 1 credito ECTS ai partecipanti che sono presenti l'intera giornata.
- L'evento ha ottenuto il patrocinio dell'Associazione Docenti Italiani di Filosofia (ADIF).
- La giornata di studi e le attività promosse dall'ISSR all'Apollinare godono del riconoscimento del MIUR come corso di formazione/aggiornamento per il personale docente ai sensi della direttiva n. 90/2003 del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana (rif. prot. n. AOODGPER. 5987).
martedì 19 novembre 2013
11 novembre (S.Martino): Giornata Nazionale delle Cure Palliative
Intervista sulle cure palliative in occasione della XIV Giornata Nazionale delle cure palliative pubblicata su ZENIT (10 novembre 2013) - di Laura Guadalupi
Quando tutto sembra perduto, quando la malattia non risponde alle terapie e non si può più guarire, c’è ancora tempo per prendere in mano la propria vita, accompagnandola verso l’epilogo finale con dignità. È l’alternativa offerta dalle Cure Palliative, il cui scopo non è accelerare o ritardare la morte, ma preservare la qualità della vita fino all’ultimo istante. Questo tipo di cura consiste nel controllo del dolore e nella risposta ai bisogni psicologici, sociali e spirituali del malato e della sua famiglia da parte di équipe di specialisti, spesso affiancati da volontari.
Approfondiamo la questione con Valeria Ascheri, docente di Filosofia all'Istituto Superiore di Scienze Religiose all'Apollinare della Pontificia Università della Santa Croce, che di recente ha svolto un lavoro di ricerca nell'area “Mass Media e Bioetica” presso la facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce.
Chiunque sia affetto da una malattia inguaribile in fase avanzata può avere accesso alle Cure Palliative, quindi non solo i malati oncologici. Inoltre, la Legge 38 del 2010 sancisce che le Cure Palliative rientrano nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza, ndr) e, quindi, sono garantite dal Sistema Sanitario Nazionale a titolo gratuito.
Ritiene che la popolazione sia sufficientemente informata sulle possibilità di sottoporsi a tali cure? Qual è la comunicazione che ne viene fatta sui mass media italiani?
Valeria Ascheri: Penso che una larga fetta della popolazione non ne sia ancora informata o, quanto meno, abbia un'informazione scarsa e confusa, nonostante le cure palliative siano oggi un diritto per ogni cittadino. Sui mass media si parla assai raramente di cure palliative e, quando accade, è di solito in programmi televisivi di approfondimento (spesso in onda a tarda notte o in orari molto mattutini) oppure su giornali e riviste specializzate o all'interno di pagine o rubriche dedicate alla salute. Sui quotidiani si trova qualche cenno nelle cronache locali, che informano su attività dei centri operanti nel territorio, specialmente in occasione di manifestazioni a scopo benefico oppure quando, purtroppo, mancano le risorse finanziarie per attivare qualche progetto o garantire l'assistenza ai malati.
Le cause dell'assenza delle cure palliative dall'agenda setting dei mass media sono molte, ma il motivo principale è che parlare di sofferenza, malattie inguaribili e morte è molto difficile e non attira né il pubblico, né, tanto meno, finanziamenti o sponsor. Insomma, le cure palliative non fanno audience e per questo l'argomento sofferenza-morte-cure palliative è rimasto l'ultimo “argomento-tabù”, di cui è meglio non parlare affatto, se non in qualche caso eclatante e, di norma, per raccontare storie drammatiche e molto singolari, dai toni esasperati e, a volte, anche disperati.
Il paziente può decidere di essere assistito in ospedale, in hospice, a domicilio o in altre strutture residenziali a seconda della regione. Qual è la scelta migliore?
Valeria Ascheri: Certamente per il paziente è meglio essere curato a casa, circondato dai suoi cari, continuando a vivere nel suo ambiente e mantenendo alcune abitudini quotidiane che tutti noi abbiamo. È questo lo spirito delle cure palliative: una medicina “olistica” che si prende cura della persona (patient centered), dell'uomo nella sua integralità, superando la visione della medicina che mira soltanto a guarire la malattia (desease centered), ossia il corpo dell'uomo. In poche parole, si tratta di passare dal to cure (curare una malattia) al to care (prendersi cura della persona). Per questa ragione, la soluzione migliore sono le cure al domicilio con l'assistenza di personale qualificato. Gli hospice sono certamente strutture che, a differenza degli ospedali, si pongono l'obiettivo di offrire ai loro ospiti tutto quello che possono desiderare e di cui hanno bisogno. Al di là dell'assistenza sanitaria infermieristica e fisioterapica e delle terapie per alleviare o ridurre il più possibile il dolore, cure palliative significa assistenza psicologica e spirituale, estesa anche ai familiari vicini al malato. Significa proporre al paziente attività distensive (artistiche, musicali, botaniche, ecc.) che lo possano impegnare e, allo stesso tempo, rasserenare, accompagnandolo, giorno dopo giorno, nella malattia e nel graduale congedo dalla vita e dagli affetti. La qualità di vita di una persona non si misura soltanto in base al suo benessere fisico o all'efficienza personale, ma è molto di più, perché la persona non si riduce al suo corpo e la vita merita di essere vissuta fino alla fine nel migliore dei modi possibili.
Da tredici anni a questa parte, l’11 novembre si svolge la “Giornata di San Martino”, iniziativa promossa dalla Federazione Cure Palliative (FCP). Di che si tratta?
Valeria Ascheri: Quest'anno si celebra la XIV Giornata Nazionale delle Cure Palliative: il pallium è il mantello di San Martino che simboleggia le cure palliative che avvolgono tutta la persona e la coprono dal freddo, mettendola al caldo. Il malato grave e terminale non soltanto soffre nel corpo per la sua specifica malattia, ma soffre in tutta la persona – solitudine, depressione, senso di abbandono e di inutilità, disperazione – e ha bisogno di essere curato da tutti i punti di vista (total pain - total care).
In questa giornata, su tutto il territorio nazionale, si organizzano tantissimi eventi e campagne di informazione e sensibilizzazione, con lo scopo, almeno in questo giorno, di parlare di cure palliative in Italia e di far conoscere le diverse realtà (assistenza in ospedale, hospice, organizzazioni no profit, associazioni onlus, reti di volontari, purtroppo con una forte carenza al Sud rispetto al Centro Nord) e le loro attività. È un giorno molto importante perché, come dice il motto della campagna informativa del Ministero della Salute, lanciata nella scorsa primavera, ma poco nota, con “calore umano e scienza medica” si può essere “non più soli nel dolore”. Purtroppo, non lo si sa ancora abbastanza...per questo la domanda che possiamo rivolgere a chi oggi, 11 novembre, incontriamo per strada è : LO SAPEVI?
Scegliere San Martino ha un forte valore simbolico, che rimanda sia all’empatia con il sofferente, sia alla dimensione spirituale della morte. Le risultano storie di conversioni avvenute durante il percorso delle cure?
Valeria Ascheri: Sicuramente ci sarebbero moltissime storie da raccontare, rese possibili proprio grazie alle cure palliative, perché il malato è messo in condizione di pensare alla sua vita, affrontando la sofferenza in maniera adeguata. Accompagnato anche spiritualmente e circondato di attenzioni e affetto, molte volte trova Dio poco prima di incontrarlo faccia a faccia. Interessante, a questo riguardo, è la “Guida pratica per la cura spirituale della persona morente”, elaborata dalla Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles nel 2010 e che si può trovare tradotta in italiano nel libro di Ferdinando Cancelli, Vivere fino alla fine (2012). Il problema, se così vogliamo dire, è che queste storie sono strettamente personali e appartengono alla sfera spirituale, per cui ben pochi le raccontano, soprattutto al pubblico. Le cure palliative mancano di “testimonial mediatici” e questo fatto, seppur comprensibile, tuttavia va a incidere sull'aspetto comunicativo-divulgativo.
Posso, però, citare due testimonianze, non di conversione alla fede, ma di “storie di fine vita”, che meriterebbero di essere conosciute: si tratta del caso di una giovane donna toscana, Anna Lisa Russo (si può leggere il libro Toglietemi tutto tranne il sorriso, 2012) e del giornalista Gigi Ghirotti (1920-1974), in onore del quale, nel 1975, è stata costituita una fondazione intitolata a suo nome. Sono storie eroiche, molto diverse, ma contraddistinte entrambe dalla forza e dal sorriso che i protagonisti hanno avuto fino alla fine, storie che tutti, in primis i malati e i loro familiari, i medici e gli operatori sanitari, i politici e anche i giornalisti, dovrebbero conoscere, perché aiutano a capire quanto si possa ancora “fare” e “dare” da malati terminali.
Cosa si intende per “diritto a non soffrire” e cosa per “sollievo dal dolore”?
Valeria Ascheri: Ogni malato, seppur dichiarato inguaribile, ha diritto a non soffrire inutilmente, ossia più di quanto sia necessario e inevitabile. Oggi ci sono molte terapie e molti farmaci che aiutano a dare sollievo (la terapia del dolore, appunto) e che lasciano al malato la possibilità di vivere la malattia e gli ultimi mesi o giorni con i propri cari, magari portando avanti qualche 'sogno nel cassetto', come scrivere un libro, incontrare di nuovo un parente o amico lontano o con cui c’era stato un dissapore, pensare a come disporre dei propri beni, decidere di sposarsi (come ha fatto la già citata Anna Lisa Russo), laurearsi o conoscere un personaggio famoso (alcuni malati, ad esempio, esprimono il desiderio di incontrare il papa o un calciatore, un cantante o un attore e, non di rado, ci riescono).
Inoltre, non si può non ricordare che i farmaci e le terapie che alleviano il dolore sono assai meno costosi rispetto a quelli che mirano a guarire una malattia. Ciò è senz'altro un aiuto importante per i malati e le loro famiglie, già così duramente provati, ed è un argomento per sostenere la diffusione delle cure palliative. Per concludere, mi pare molto significativo che lo slogan della Giornata Nazionale di quest'anno sia incentrato proprio su questo aspetto: “Contro la sofferenza inutile della persona inguaribile”.
Com’è cambiato il ricorso alle Cure Palliative negli ultimi tredici anni?
Valeria Ascheri: In Italia c'è stata un'evoluzione certamente molto positiva che ha portato, nel marzo 2010, alla promulgazione della legge 38, in cui vengono sanciti il diritto e la gratuità dell'accesso a queste cure; l'Italia è ora un paese all'avanguardia dal punto di vista legislativo. Esistono due enti preposti a guidare la ricerca e i centri che se occupano: sono la Società Italiana di Cure Palliative (SICP), che pubblica anche la Rivista Italiana di Cure Palliative (RICP), e la Federazione Italiana Cure Palliative (FCP), promotrice della giornata di San Martino. Per merito della legge 38, l'utilizzo delle cure palliative è senz'altro in aumento, assieme all'apertura di nuovi hospice, di nuovi reparti all'interno di ospedali e alla nascita di nuove associazioni. Ciò avviene anche grazie a campagne volte a ottenere finanziamenti attraverso eventi organizzati a sfondo benefico o alla donazione del 5x1000 agli enti di volontariato che si dedicano alle cure palliative. Tuttavia, c'è ancora molto lavoro da fare, anche per ciò che riguarda i decreti attuativi della legge 38 e il riconoscimento della figura dello specialista in “cure palliative”. Infatti, soltanto a partire dal 2010 sono stati attivati corsi di specializzazione e master per “palliativisti” quando, in realtà, migliaia di persone lavorano da anni sul campo, garantendo lo sviluppo delle cure palliative nella fase pionieristica, ossia già prima della legge 38.
Siamo entrati in una nuova fase importante perché, grazie all'approvazione legislativa, oggi le cure palliative sono in condizione di diventare sempre più note, accessibili, e possono rompere quel tabù che ancora “frena” la loro piena diffusione. Si stima che, in Italia, i malati terminali (pazienti oncologici o con patologie neurologiche o vascolari) siano circa 250.000 ogni anno, di cui 11.000 bambini. Purtroppo, soltanto il 40% di questi accede alle cure palliative.
(10 Novembre 2013) © Innovative Media Inc.
LINK: ZENIT http://www.zenit.org/it/articles/cure-palliative-sollievo-dal-dolore-per-non-soffrire-inutilmente
Ecco il video della campagna di comunicazione sulle cure palliative e la terapia del dolore del Ministero della Salute (marzo 2013)
domenica 29 settembre 2013
Le sfide alla verità di fede nella società attuale
Un seminario all’ISSR all’Apollinare (Pontificia Università della Santa Croce) nell'ambito del biennio specialistico/Master “Religione
& Società”
Dopo più di 2000 anni di storia,
le 'sfide' alla verità della fede di natura gnoseologica sono ancora
molte e ben presenti: scetticismo,
razionalismo, relativismo, gnosticismo, agnosticismo, deismo e
ateismo. Alcune hanno radici molto lontane, altre
invece rispecchiano problemi e posizioni ideologiche sorte più
recentemente, ma tutte sembrano rimandare al rapporto tra fede e
ragione e alla fiducia nella capacità conoscitiva dell'uomo.
Si legge in Porta Fidei il Motu Proprio che
istituisce l'Anno della Fede: "La
fede, infatti, si trova ad essere sottoposta più che nel passato a
una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità
che, particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali
a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche. La Chiesa
tuttavia non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e
autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché
ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità".
Su
questa base, il seminario ha esaminato e
discusso le diverse forme e gli atteggiamenti che negano o mirano a
indebolire la fede con lo scopo di trovare le risposte 'in sua
difesa' e sottolinearne la peculiare forma di conoscenza, la
razionalità, la credibilità e quindi la sua piena validità e
Verità.
I dodici studenti che hanno partecipato,
provenienti da tutta Italia, hanno portato anche
esperienze personali e/o vissute all'interno della scuola o in
comunità parrocchiali e altri movimenti ecclesiali. Sulla base
degli elaborati scritti e attraverso presentazioni multimediali, le
due giornate di lavoro hanno visto animarsi un dibattito vivace che
ha trattato alcuni tra i tempi più importanti e sentiti nel
dibattito culturale.
Ad esempio una studentessa piemontese ha posto
alla classe come incipit alla sua
presentazione la grande sfida degli scettici: “Ma possiamo
realmente vivere senza certezze?” mentre una giovane siciliana ha
fatto sentire alla classe la ben nota canzone di Francesco Guccini in
cui si cantava “Dio è morto” ma che poi si conclude affermando
“che
se Dio muore è per tre giorni e poi risorge, in ciò che noi
crediamo Dio è risorto, in ciò che noi vogliamo Dio è risorto, nel
mondo che faremo Dio è risorto" e
ha rilanciato la sfida a ritrovare la speranza che forse oggi molti
giovani faticano a trovare...
Un'altra partecipante, giovane
medico friulano, ha proposto una profonda riflessione su scienza e
metafisica approdando ad un'esigenza di senso che chiede ad ogni
scienziato di considerare le esigenze etiche che l'attività
scientifica sempre comporta e a soffermarsi sulle domande di senso che anche lo scienziato si deve necessariamente porre mentre fa ricerca o esercita la sua professione su e con altre persone, come ad esempio il medico.
Analizzando un altro punto di vista, un
insegnante di religione sardo ha invece soffermato l'attenzione sulla
nascita dei nuovi movimenti religiosi e si è chiesto la ragione che
porta al sorgere e al successo di tali nuove realtà: perché in
occidente, ma anche in Africa o in Sud America, si stanno diffondendo
e il numero di adepti sta così crescendo rapidamente?
La causa è da
ricercare nell'ateismo - come sostenuto da una studentessa romana -
o nell'agnosticismo o nell'atteggiamento dei cristiani stessi, per la
mancanza di una vera testimonianza della propria fede nella vita
quotidiana, come altri due studenti, un siciliano e una sarda
pensavano? E quale impatto e responsabilità hanno il nichilismo, il
relativismo imperante o il pensiero debole su un tale esito scettico
della cultura contemporanea?
Una giovane insegnante del Piemonte cercava di comprendere le ragioni e la natura del pensiero debole e chiedeva alla classe con semplicità e un po' di
incredulità: “ma se la ragione deve fare un passo indietro e non può
più giudicare nulla... allora cosa facciamo, cosa e come scegliamo fra diverse alternative? Tutto diventa così relativo?"
E nelle parole di un saggio giovane campano, risuonava lo stesso interrogativo con un linguaggio metaforico di grande impatto comunicativo: “ma non è meglio una bistecca vera anziché una
di soia? Quella vera è molto più buona e si sente la differenza al palato... E con quale colla si devono attaccare le piastrelle del
bagno se non con una colla vera? ... altrimenti poi dopo 6 mesi
cadono giù”.
Questi sono stati i temi del
dibattito nelle due giornate di lavoro e la risposta è stata
pressoché univoca: ritornare alla dimensione centrale dell'uomo,
alla sua dignità e alla intelligenza, riaprire uno spazio di
riflessione che riporti la ragione a stretto contatto con la realtà
– ritrovando la dimensione realista,come auspicato da una
studentessa emiliana - in modo che possa di nuovo affiorare la via
per trovare la dimensione in cui l'uomo possa ascoltare la voce di
Dio e da Lui essere guidato nella Verità della fede, senza perdersi
nel buio dell'ateismo, nell'ombra del nichilismo o nella nebbia dei
dubbi che lasciano solo inquietudine e paura nel domani.
L'ultimo contributo ha presentato la fede come l'esperienza di un incontro con la Verità nella Carità (ossia con Dio, secondo anche il titolo della prima enciclica di Benedetto XVI, Deus Caritas est) perché senza la carità la verità della fede è vuota, è votata all'arbitrio e rimane una gnosi senza scopo o un fine; allo stesso tempo, senza la fede radicata nella consapevolezza di essere nella verità, la carità rischia di cadere nel sentimentalismo, nell'emotività e nel soggettivismo.
Un seminario ben riuscito e
un'esperienza da ripetere perché la fede, sostenevano e raccontavano
gli studenti, è da “provare”, da vedere e da toccare con mano,
non solo da leggere o da studiare, insomma si potrebbe dire che è da
'gustare' e da praticare... Solo una fede viva, perché vissuta, è una fede che può
rispondere a tutte le sfide odierne e le può vincere, dando le
radici e aumentando la forza dello slancio verso la nuova
evangelizzazione in cui ciascuno è chiamato ad impegnarsi ogni
giorno.
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