martedì 1 gennaio 2013

Il bosone di Higgs è la scoperta scientifica del 2012 secondo Science



E' notizia di pochi giorni fa che, secondo la ben nota rivista Science, la scoperta scientifica del 2012 è quella del bosone di Higgs, nota anche come "la particella di Dio", avvenuta il 4 luglio scorso al CERN di Ginevra (Svizzera) dopo decenni di ricerche.
L'importanza di una tale scoperta è stata evidente fin dai primissimi giorni e innumerevoli sono stati i commenti e le dichiarazioni sul suo significato e sul suo valore per la ricerca scientifica, cosa che ha reso ormai quasi familiare anche al grande pubblico questa particella, prima d'ora giustamente sconosciuta anche perché secondo il senso comune non "esisteva" nel mondo materiale.
Si può vedere questo breve video che presentava la notizia sul telegiornale delle 20.00 di RaiUno, proprio la sera dell'annuncio della scoperta:


Come dichiarato da molti studiosi, non solo quelli impegnati nella ricerca del bosone, ma anche quelli non coinvolti, la scoperta di questa particella è stato un risultato veramente importante - tanto che probabilmente entro breve tempo frutterà anche il Nobel per la fisica a Peter Higgs, recentemente premiato in patria dalla Regina d'Inghilterra - per la fisica quantistica e per la fisica teorica in particolare (area che a non pochi talvolta fa storcere il naso, perché la scienza ipotizzata sulla carta può sembrare poco realistica). In particolare, la scoperta di questo bosone, ipotizzato da Higgs quasi cinquant'anni fa, nel 1964, ha contribuito notevolmente a dimostrare come la fisica teorica meriti di essere coltivata per poi passare al livello sperimentale. Questa riflessione apre il campo ad alcune questioni di carattere filosofico che meritano di essere accennate.
In primis il fatto che la scienza, per progredire, si basa non soltanto su quanto è possibile 'toccare' o verificare empiricamente, ma anche su ipotesi, probabilità, previsioni e congetture che a volte, magari per molto tempo, non possono nemmeno essere 'popperianamente' confutate, ma che sono assolutamente necessarie perché il pensiero e la scienza possano continuare a fare passi avanti.
Anche la scienza ha, in un certo qual modo, bisogno della fantasia, dell'immaginazione e di credere nell'esistenza di qualcosa (particelle, fenomeni, ecc.) che non si è ancora 'visto' e, in certi casi, non è verificabile per mancanza di mezzi o strumenti (si pensi ad esempio alle ricerche di ambito spaziale e cosmologico).
Allo stesso tempo, però, la scienza non è qualcosa di soggettivo, dipendente dal contesto tanto da diventare 'relativa', ma al contrario, ha un valore di verità che è vero o falso. E' la realtà che può 'dire' (o meglio 'dare') se una certa ipotesi o delle teorie sono vere o false, ossia se corrispondono o meno alla realtà. La scienza, all'interno del suo campo di studio, e quindi all'interno dei suoi 'confini', è vera o falsa (ad esempio la forza di gravità è una verità scientifica, la velocità della luce misura sempre 300.000 km al secondo, ecc.).
Di conseguenza, grazie al successo di questa particella 'teorizzata', si sottolinea come la prospettiva realista sia importante e necessaria per qualsiasi scienziato che voglia comprendere la natura, capire 'come funziona' e quindi scoprirne le componenti, le leggi e le modalità di funzionamento. E' la realtà che risponderà alla scienza e dirà allo 'scienziato credente' se ha ragione o meno: è su questa base che la ricerca scientifica, da un lato, è universale, verificabile e oggettiva e, d'altra parte, è accessibile all'uomo che vuole conoscerla proprio perché si basa sulla realtà che è 'comune' sia al soggetto che indaga sia all'oggetto indagato.
Tale prospettiva porta ad affermare che scienza e religione sono fondate ambedue su un atteggiamento di fede che porta l'uomo ad andare al di là di quanto è o di quanto ha, perché animato dalla tensione a progredire, a capire in modo più approfondito, anche con lo scopo di migliorare la sua vita e quella della società, e a superare se stesso utilizzando la sua intelligenza e le capacità che in vario modo ha ereditato dai padri e/o ha sviluppato grazie alla scienza e alla tecnologia.
In definitiva, si tratta della sete di infinito che l'uomo ha in sé, sia credente o meno, che lo porta a non restare fermo o ad accontentarsi di quello che ha, perché in realtà nulla lo può mai soddisfare fino in fondo e in nessun ambito. Lo scienziato è attratto, e allo stesso tempo spinto oltre, anche dalla bellezza e dalla forza della natura, che lo porta a ricercare la verità e a vedere l'unità armoniosa di tutto quanto lo circonda, caratteristica che si ritrova nell'identificazione delle costanti e delle leggi di natura. 
La particella di Dio era stata oggetto di una fede ostinata per molto tempo, finché è stata trovata. Analogamente la fede in Dio richiede costanza e fedeltà, perché Dio non sempre si fa trovare, ma sovente lo si deve cercare, e la ricerca a volte è faticosa. Però, proprio come il bosone - ma senza bisogno di costruire o di saper usare LHC (Large Hadron Collider),  l'acceleratore di particelle lungo 27 km grazie al quale è stato possibile identificare il bosone - Dio lo si può trovare utilizzando altri mezzi spirituali e, una volta trovato, lo si può 'guardare' e continuare a 'studiare' per capirlo e conoscerlo meglio. A differenza del bosone di Higgs, Dio permette all'uomo di costruire con Lui l'unico rapporto diretto e personale che può realmente e definitivamente soddisfare e riempire d'infinito l'uomo.

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