La
notizia è però che alcuni giornali e siti web/blog di orientamento non cattolico e talvolta contrario, hanno manifestato un certo
stupore nel riportare il contenuto del discorso di Arber,
considerando quanto affermato dal Premio Nobel una svolta importante
nel riconoscere il valore della scienza per l'umanità e in
particolare l'evoluzione biologica come un fatto scientifico.
In realtà, il
Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze ha essenzialmente
ribadito alcuni punti fondamentali che guidano il dialogo tra scienza
e fede che la Chiesa ormai da tempo ha affermato, specialmente nel
Magistero del Beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e grazie al
lavoro di alcuni teologi e filosofi. A questo riguardo si può citare
un breve passo di uno dei tantissimi discorsi che il Beato Giovanni
Paolo II ha dedicato al rapporto tra scienza e fede: "La scienza
pura è un bene, degno di essere molto amato, perché è conoscenza e
quindi perfezione dell’uomo nella sua intelligenza[...]. Sul suo
secondo versante la scienza si rivolge all’applicazione pratica,
che trova il suo pieno sviluppo nelle varie tecnologie. La scienza
nella fase delle sue concrete realizzazioni è necessaria all’umanità
per soddisfare le giuste esigenze della vita e per vincere vari mali
che la minacciano. Non v’è dubbio che la scienza applicata ha
portato e porterà degli immensi servizi all’uomo, purché sia
ispirata dall’amore, regolata dalla saggezza"(10 novembre
1979, Discorso per la commemorazione della nascita di Albert Einstein).
Per quanto riguarda l'evoluzione, di nuovo lo stesso Pontefice aveva
affermato in altra occasione che "Oggi,
circa mezzo secolo dopo la pubblicazione dell’Enciclica (Humani Generis di Pio XII, 22 agosto1950), nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria
dell’evoluzione una mera ipotesi. È degno di nota il fatto che
questa teoria si sia progressivamente imposta all’attenzione dei
ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte nelle diverse
discipline del sapere. La convergenza, non ricercata né provocata,
dei risultati dei lavori condotti indipendentemente gli uni dagli
altri, costituisce di per sé un argomento significativo a favore di
questa teoria"
(22 ottobre 1996, Messaggio ai Partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze). Infine, come non citare la "settimana di studio", svoltasi nel 2006 a Castelgandolfo, che vide invitati da Benedetto XVI alcuni studiosi , suoi ex-studenti, proprio per dibattere su "Creazione ed Evoluzione"?
Senza
dubbio, Werner Arber, ha l'autorevolezza e il
merito di avere espresso alcuni punti fondamentali in modo chiaro e
semplice, offrendone un'ottima sintesi davanti ad una platea così
vasta e importante: speriamo che, superata la "freschezza"
della notizia e archiviato il Sinodo, quanto ha affermato il prof.
Arber sia ricordato e possa costituire un punto di non ritorno anche
nei dibattiti mediatici e nei confronti, talvolta, accesi e senza
'fine' tra rappresentanti della scienza e quelli della religione,
visti sempre come due opposte fazioni in perenne controversia.
La
reazione così positiva al discorso di Werner Arber, applaudita, ad
esempio, da Telmo Pievani il 22 ottobre scorso sul Corriere della Sera, che ha elogiato Arber per il suo coraggio per l'importante
'svolta', pur ponendo l'enfasi sull'accettazione dell'evoluzione
darwiniana - quando in realtà Arber ha parlato dell'evoluzione come
chiave di lettura generale e ha ben chiarito nella sua relazione che
oltre alla selezione naturale "una molteplicità di diversi
meccanismi specifici può contribuire alla generazione di nuove
varianti genetiche" -, fa
riflettere molto. Oggi è necessario che oltre ai
Pontefici, ai teologi e ai filosofi, siano i laici, e in particolari
gli scienziati, a parlare del rapporto tra scienza e fede e a
spiegare ai propri colleghi, non di rado atei o agnostici, come non
vi sia alcuna contrapposizione. E' infatti più facile che siano ascoltati e
compresi e riescano efficacemente a porsi sullo stesso piano di discussione, iniziando a ragionare su scienza e fede. A questo
riguardo può essere utile ritornare a leggere il post pubblicato la
settimana scorsa proprio su questo argomento...
Nell’anno
della
Fede -
iniziato ufficialmente l'11 ottobre scorso - non
potrà assolutamente mancare una
riflessione
sul dialogo tra scienza e fede. Nel Motu Proprio, lettera apostolica con il quale Benedetto XVI ha indetto l'Anno della Fede, si legge:
“La
fede, infatti, si trova ad essere sottoposta più che nel passato a
una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità
che, particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali
a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche. La Chiesa
tuttavia non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e
autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché
ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità”.
Già
nel 1988, Giovanni Paolo II si era soffermato sulla sfida che
rappresenta l'impegnarsi nel dialogo tra scienza e fede - in una lettera inviata a Padre George Coyne S.J., allora Direttore della
Specola Vaticana - e si era chiesto: “E'
pronta la comunità delle religioni del mondo, la Chiesa inclusa, ad
entrare in un dialogo sempre più approfondito con la comunità
scientifica, un dialogo che, salvaguardando l'integrità sia della
religione sia della scienza, promuova allo stesso tempo il progresso
di entrambe? E' preparata ora la comunità scientifica ad aprirsi al
cristianesimo e anzi a tutte le grandi religioni del mondo, per
lavorare insieme a costruire una cultura che sia più umana e in
questo modo più divina? Abbiamo l'ardire di rischiare con l'onestà
e col coraggio che tale compito richiede? Dobbiamo chiederci se
scienza e religione contribuiranno all'integrazione della cultura
umana più che alla sua frammentazione. E' una scelta obbligata che
ci riguarda tutti”.
Certamente,
il dialogo fra scienza e fede richiede un notevole sforzo da ambedue
le parti per la sua evidente complessità e le difficoltà di vario
tipo del passato e del presente, ma non è possibile 'farne a meno'
se vogliamo che la conoscenza umana continui a progredire guardando
al bene dell'uomo nella sua dimensione integrale. Negli
ultimi tempi, l'aspetto da sottolineare è che sono sempre di più
gli scienziati che sentono la necessità di un'apertura alla
dimensione spirituale e trascendente e auspicano un 'intervento'
della religione dove la scienza non può arrivare.
Ad esempio, Paul Davies, astrofisico e divulgatore scientifico, affermava già una dozzina di anni fa (2000): “Al nostro ingresso in un nuovo
secolo probabilmente destinato ad essere dominato da formidabili
progressi scientifici e tecnologici, il bisogno di una guida
spirituale sarà più forte che mai. La scienza da sola non può
provvedere adeguatamente ai nostri bisogni spirituali, ma qualsiasi
religione che rifiuti di abbracciare la scoperta scientifica
difficilmente sopravviverà nel XXII secolo. Nel XXI secolo la
religione ha di fronte sfide straordinarie”.
Più
recentemente, Francis Collins, genetista e direttore del Progetto
Genoma Umano e dal 2009 membro della Pontificia Accademia delle Scienze, ha scritto ne' Il
linguaggio di Dio (2006):
“Il
significato dell'esistenza umana, la realtà di Dio, la possibilità
di una vita nell'aldilà e molte altre questioni spirituali sono
fuori dalla portata del metodo scientifico; è tempo d'invocare una
tregua nella lotta tra scienza e spirito. La scienza non è
minacciata da Dio, né è arricchita. Ed è assolutamente certo che
Dio non è minacciato dalla scienza, perché è stato lui a renderla
possibile. Dunque, cerchiamo di recuperare insieme il solido terreno
di una sintesi soddisfacente, a livello sia intellettuale, sia
spirituale, di tutte le grandi verità”.
Per
queste ragioni, il Nobel a Gurdon e Yamanaka ha ricevuto il plauso dei cattolici, ma è rilevante soprattutto perché è un premio alla
scienza che, mirando giustamente a procurare benefici per la società,
agisce sempre rispettando l'uomo e la sua dignità, a qualsiasi grado
di sviluppo sia, compreso quello embrionale, perché una scienza
della e per la vita non può prescindere dalla vita stessa, se non
andando contro natura. Scienza e religione non possono essere più che d'accordo...