Nell’anno
della
Fede -
iniziato ufficialmente l'11 ottobre scorso - non
potrà assolutamente mancare una
riflessione
sul dialogo tra scienza e fede. Nel Motu Proprio, lettera apostolica con il quale Benedetto XVI ha indetto l'Anno della Fede, si legge:
“La
fede, infatti, si trova ad essere sottoposta più che nel passato a
una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità
che, particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali
a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche. La Chiesa
tuttavia non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e
autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché
ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità”.
Già
nel 1988, Giovanni Paolo II si era soffermato sulla sfida che
rappresenta l'impegnarsi nel dialogo tra scienza e fede - in una lettera inviata a Padre George Coyne S.J., allora Direttore della
Specola Vaticana - e si era chiesto: “E'
pronta la comunità delle religioni del mondo, la Chiesa inclusa, ad
entrare in un dialogo sempre più approfondito con la comunità
scientifica, un dialogo che, salvaguardando l'integrità sia della
religione sia della scienza, promuova allo stesso tempo il progresso
di entrambe? E' preparata ora la comunità scientifica ad aprirsi al
cristianesimo e anzi a tutte le grandi religioni del mondo, per
lavorare insieme a costruire una cultura che sia più umana e in
questo modo più divina? Abbiamo l'ardire di rischiare con l'onestà
e col coraggio che tale compito richiede? Dobbiamo chiederci se
scienza e religione contribuiranno all'integrazione della cultura
umana più che alla sua frammentazione. E' una scelta obbligata che
ci riguarda tutti”.
Certamente,
il dialogo fra scienza e fede richiede un notevole sforzo da ambedue
le parti per la sua evidente complessità e le difficoltà di vario
tipo del passato e del presente, ma non è possibile 'farne a meno'
se vogliamo che la conoscenza umana continui a progredire guardando
al bene dell'uomo nella sua dimensione integrale. Negli
ultimi tempi, l'aspetto da sottolineare è che sono sempre di più
gli scienziati che sentono la necessità di un'apertura alla
dimensione spirituale e trascendente e auspicano un 'intervento'
della religione dove la scienza non può arrivare.
Ad esempio, Paul Davies, astrofisico e divulgatore scientifico, affermava già una dozzina di anni fa (2000): “Al nostro ingresso in un nuovo
secolo probabilmente destinato ad essere dominato da formidabili
progressi scientifici e tecnologici, il bisogno di una guida
spirituale sarà più forte che mai. La scienza da sola non può
provvedere adeguatamente ai nostri bisogni spirituali, ma qualsiasi
religione che rifiuti di abbracciare la scoperta scientifica
difficilmente sopravviverà nel XXII secolo. Nel XXI secolo la
religione ha di fronte sfide straordinarie”.


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