Werner Arber, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, al Sinodo: "la conoscenza scientifica e la fede sono, e devono rimanere, elementi complementari del nostro sapere orientativo". E la notizia fa scalpore...
Al
Sinodo dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione appena conclusosi, ha
suscitato un certo interesse l'intervento del 12 ottobre, durante
l'ottava congregazione generale, dal titolo "Riflessioni sulle relazioni tra le scienze e la fede religiosa" del prof. Werner
Arber (Premio Nobel per la Medicina nel 1978 e professore di microbiologia al Biozentrum di Basilea (Svizzera), Presidente della
Pontificia Accademia per le Scienze dal dicembre 2010.
La
notizia è però che alcuni giornali e siti web/blog di orientamento non cattolico e talvolta contrario, hanno manifestato un certo
stupore nel riportare il contenuto del discorso di Arber,
considerando quanto affermato dal Premio Nobel una svolta importante
nel riconoscere il valore della scienza per l'umanità e in
particolare l'evoluzione biologica come un fatto scientifico.
In realtà, il
Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze ha essenzialmente
ribadito alcuni punti fondamentali che guidano il dialogo tra scienza
e fede che la Chiesa ormai da tempo ha affermato, specialmente nel
Magistero del Beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e grazie al
lavoro di alcuni teologi e filosofi. A questo riguardo si può citare
un breve passo di uno dei tantissimi discorsi che il Beato Giovanni
Paolo II ha dedicato al rapporto tra scienza e fede: "La scienza
pura è un bene, degno di essere molto amato, perché è conoscenza e
quindi perfezione dell’uomo nella sua intelligenza[...]. Sul suo
secondo versante la scienza si rivolge all’applicazione pratica,
che trova il suo pieno sviluppo nelle varie tecnologie. La scienza
nella fase delle sue concrete realizzazioni è necessaria all’umanità
per soddisfare le giuste esigenze della vita e per vincere vari mali
che la minacciano. Non v’è dubbio che la scienza applicata ha
portato e porterà degli immensi servizi all’uomo, purché sia
ispirata dall’amore, regolata dalla saggezza"(10 novembre
1979, Discorso per la commemorazione della nascita di AlbertEinstein).
Per quanto riguarda l'evoluzione, di nuovo lo stesso Pontefice aveva
affermato in altra occasione che "Oggi,
circa mezzo secolo dopo la pubblicazione dell’Enciclica (Humani Generisdi Pio XII, 22 agosto1950), nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria
dell’evoluzione una mera ipotesi. È degno di nota il fatto che
questa teoria si sia progressivamente imposta all’attenzione dei
ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte nelle diverse
discipline del sapere. La convergenza, non ricercata né provocata,
dei risultati dei lavori condotti indipendentemente gli uni dagli
altri, costituisce di per sé un argomento significativo a favore di
questa teoria"(22ottobre 1996, Messaggio ai Partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze). Infine, come non citare la "settimana di studio", svoltasi nel 2006 a Castelgandolfo, che vide invitati da Benedetto XVI alcuni studiosi , suoi ex-studenti, proprio per dibattere su "Creazione ed Evoluzione"? Senza
dubbio, Werner Arber, ha l'autorevolezza e il
merito di avere espresso alcuni punti fondamentali in modo chiaro e
semplice, offrendone un'ottima sintesi davanti ad una platea così
vasta e importante: speriamo che, superata la "freschezza"
della notizia e archiviato il Sinodo, quanto ha affermato il prof.
Arber sia ricordato e possa costituire un punto di non ritorno anche
nei dibattiti mediatici e nei confronti, talvolta, accesi e senza
'fine' tra rappresentanti della scienza e quelli della religione,
visti sempre come due opposte fazioni in perenne controversia.
La
reazione così positiva al discorso di Werner Arber, applaudita, ad
esempio, da Telmo Pievani il 22 ottobre scorso sul Corriere della Sera, che ha elogiato Arber per il suo coraggio per l'importante
'svolta', pur ponendo l'enfasi sull'accettazione dell'evoluzione
darwiniana - quando in realtà Arber ha parlato dell'evoluzione come
chiave di lettura generale e ha ben chiarito nella sua relazione che
oltre alla selezione naturale "una molteplicità di diversi
meccanismi specifici può contribuire alla generazione di nuove
varianti genetiche" -, fa
riflettere molto. Oggi è necessario che oltre ai
Pontefici, ai teologi e ai filosofi, siano i laici, e in particolari
gli scienziati, a parlare del rapporto tra scienza e fede e a
spiegare ai propri colleghi, non di rado atei o agnostici, come non
vi sia alcuna contrapposizione. E' infatti più facile che siano ascoltati e
compresi e riescano efficacemente a porsi sullo stesso piano di discussione, iniziando a ragionare su scienza e fede. A questo
riguardo può essere utile ritornare a leggere il post pubblicato la
settimana scorsa proprio su questo argomento...
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