Al
Sinodo dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione appena conclusosi, ha
suscitato un certo interesse l'intervento del 12 ottobre, durante
l'ottava congregazione generale, dal titolo "Riflessioni sulle relazioni tra le scienze e la fede religiosa" del prof. Werner
Arber (Premio Nobel per la Medicina nel 1978 e professore di microbiologia al Biozentrum di Basilea (Svizzera), Presidente della
Pontificia Accademia per le Scienze dal dicembre 2010.
La
notizia è però che alcuni giornali e siti web/blog di orientamento non cattolico e talvolta contrario, hanno manifestato un certo
stupore nel riportare il contenuto del discorso di Arber,
considerando quanto affermato dal Premio Nobel una svolta importante
nel riconoscere il valore della scienza per l'umanità e in
particolare l'evoluzione biologica come un fatto scientifico.
Per quanto riguarda l'evoluzione, di nuovo lo stesso Pontefice aveva affermato in altra occasione che "Oggi, circa mezzo secolo dopo la pubblicazione dell’Enciclica (Humani Generis di Pio XII, 22 agosto1950), nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi. È degno di nota il fatto che questa teoria si sia progressivamente imposta all’attenzione dei ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte nelle diverse discipline del sapere. La convergenza, non ricercata né provocata, dei risultati dei lavori condotti indipendentemente gli uni dagli altri, costituisce di per sé un argomento significativo a favore di questa teoria" (22 ottobre 1996, Messaggio ai Partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze). Infine, come non citare la "settimana di studio", svoltasi nel 2006 a Castelgandolfo, che vide invitati da Benedetto XVI alcuni studiosi , suoi ex-studenti, proprio per dibattere su "Creazione ed Evoluzione"?
Senza dubbio, Werner Arber, ha l'autorevolezza e il merito di avere espresso alcuni punti fondamentali in modo chiaro e semplice, offrendone un'ottima sintesi davanti ad una platea così vasta e importante: speriamo che, superata la "freschezza" della notizia e archiviato il Sinodo, quanto ha affermato il prof. Arber sia ricordato e possa costituire un punto di non ritorno anche nei dibattiti mediatici e nei confronti, talvolta, accesi e senza 'fine' tra rappresentanti della scienza e quelli della religione, visti sempre come due opposte fazioni in perenne controversia.
La
reazione così positiva al discorso di Werner Arber, applaudita, ad
esempio, da Telmo Pievani il 22 ottobre scorso sul Corriere della Sera, che ha elogiato Arber per il suo coraggio per l'importante
'svolta', pur ponendo l'enfasi sull'accettazione dell'evoluzione
darwiniana - quando in realtà Arber ha parlato dell'evoluzione come
chiave di lettura generale e ha ben chiarito nella sua relazione che
oltre alla selezione naturale "una molteplicità di diversi
meccanismi specifici può contribuire alla generazione di nuove
varianti genetiche" -, fa
riflettere molto. Oggi è necessario che oltre ai
Pontefici, ai teologi e ai filosofi, siano i laici, e in particolari
gli scienziati, a parlare del rapporto tra scienza e fede e a
spiegare ai propri colleghi, non di rado atei o agnostici, come non
vi sia alcuna contrapposizione. E' infatti più facile che siano ascoltati e
compresi e riescano efficacemente a porsi sullo stesso piano di discussione, iniziando a ragionare su scienza e fede. A questo
riguardo può essere utile ritornare a leggere il post pubblicato la
settimana scorsa proprio su questo argomento...
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